Una donna di Annie Ernaux
Un romanzo che può sembrare autobiografico, ma non lo è. Diventa una guida, un indirizzo dal quale partire per trovare l'essenza di noi.
Il libro inizia con una frase ferale che lascia poco spazio all'immaginazione:
"Mia madre è morta lunedì 7 aprile nella casa di riposo dell'ospedale di Pontoise, dove l'avevo portata due anni fa."
Non essendo volutamente preparata sulla trama del libro di cui stavo iniziando la lettura, ammetto di aver riletto l'incipit come avessi ricevuto una notizia alla quale non potevo dare credito.
Nel prosieguo la scrittura discorsiva, semplice e descrittiva della Ernaux mi hanno aiutata ad entrare in quello che stavo leggendo.
Ho interpretato Una Donna come un ragionamento quasi ad alta voce fatto da una figlia, per rinsaldare con la madre, quel legame che viene sciolto dalla morte e prima ancora dalla malattia. Scrivendo della madre Annie Ernaux sente la necessità di ricostruire la sua storia, deve darle un passato, quello antecedente alla sua nascita.
Vorrei cogliere anche la donna che è esistita al di fuori di me, la donna reale, nata in un quartiere contadino di una piccola città normanna.
Il concetto che i nostri genitori esistano ed abbiano vita solo dal momento in cui noi esistiamo è vivo nella Ernaux. Ma è logico che abbiano avuto un passato, una vita precedente che li ha forgiati, li ha fatti diventare le persone che sono state e che abbiamo conosciuto. Quella vita costituisce il loro essere.
Così Annie raccoglie i ricordi e ci consegna un percorso di vita fatto di storia, di sacrificio, di lavoro, di volontà, di perseveranza. Tutti elementi, comuni se vogliamo, a famiglie numerose che vivono in luoghi semplici, che hanno poco, e quel poco devono farselo bastare. Condizione, quella di provenienza, che suscita nella madre un senso di rivalsa che ripone nella figlia. Si impegna perchè lei cresca istruita per bene, con principi corretti e che sia in grado di perseguire i propri obiettivi.
Per la necessaria contestualizzazione storica, questo racconto, diventa anche un viaggio nella storia della prima metà del '900 ed anche una analisi di aspetti sociologici della società del tempo.
Arriva ad apparire un bel racconto di famiglia, che riesce ad afferrare il clima generale senza mai perdere il tono che si usa per narrare ciò che è anche molto intimo.
Quasi alla metà del racconto la Ernaux scrive una frase che mi ha suscitato, al contempo, tenerezza e una riflessione: "Ora mi sembra di scrivere su mia madre per, a mia volta, metterla al mondo." E poche righe dopo scrive ancora "In realtà passo molto tempo ad interrogarmi sull'ordine delle cose da dire, la scelta e la disposizione delle parole, come se esistesse un ordine ideale, l'unico capace di restituire una verità su mia madre."
La verità, la necessità di costruire la sua storia, la volontà, anche, di farlo nel modo giusto l'ho letto come atto di ulteriore riconoscenza di una figlia verso una madre che alla fine del suo tempo non aveva più cognizione di se stessa. La madre dimentica, affetta dall'inesorabile demenza che cancella i ricordi, i riti, le parole ed i gesti. La figlia, nella maniera che meglio conosce, le restituisce tutto.
Il mio primo incontro con la scrittura della Ernaux è stato positivo. Non mi importa di aver letto un tema doloroso e difficile da affrontare, come esperienza diretta purtroppo mi insegna. Mi importa imparare che esistano modi per elaborare, non per forza consolatori, ma che possono consegnare una storia, una spina dorsale, un filo diretto tra quello che sei ed il mondo da cui provieni. Seppur il finale, si sa, è sempre un "non sarà più come prima."
Ho intuito, leggendo alcune notizie sulla scrittura della Ernaux, di come abbia una sua dimensione come scrittrice, non vincolata ad alcun genere. Il dato autobiografico è la scintilla che innesca il discorso e partendo da quello, riesce a parlare di tutto il resto: della società, dei suoi cambiamenti, delle sue evoluzioni ed involuzioni attraverso gli anni.
Annie Ernaux è consacrata come una delle maggiori autrici francesi del panorama contemporaneo. Nasce nel 1940 a Lillebonne in Normandia e con il romanzo Gli anni (Les Années, 2008), ha ottenuto importanti riconoscimenti in Francia come il Marguerite Duras, il François Mauriac, il Prix de la langue française e, infine, il Premio Strega Europeo nel 2016. E' stata insegnante di lettere moderne in un liceo per molti anni, ruolo che ha lasciato per dedicarsi più assiduamente alla scrittura. Negli anni '70 milita nel movimento femminista francese e scrive articoli a sfondo politico su Le Monde.
L'Orma Editore (sito internet catalogo Ernaux) ha pubblicato Il posto, Gli anni, L'altra figlia, Memoria di ragazza, Una donna, vincitore del Premio Gregor von Rezzori 2019, La vergogna, L'evento e La donna gelata.
Scrittura quella della Ernaux che sento il bisogno di approfondire!