Troppe sere come tante di David Bonanni

13.10.2023

Parte Prima - Il Fattaccio

"La mattina del giorno del fattaccio si stava recando da Vincenzo Marangon, il titolare del negozio di autoricambi presso il quale lavorava. Nel disimpegnare la salita dell'autorimessa, si era ritrovato a osservare come, immediatamente dopo il dramma di chi non ha un lavoro, andasse collocato il dramma di chi un lavoro ce l'ha." 

Voglio parlarvi in maniera libera di questa lettura che è stata una vera sorpresa.

Non mi aspettavo di trovare storie come quelle raccontate da David Bonanni in Troppe sere come tante e non mi aspettavo una struttura così, da un libro che in copertina riporta la dicitura "romanzo". E poi la scrittura, libera da aggettivi inutili ma con termini ben pensati che arrivano al punto e descrivono perfettamente ciò che lo scrittore vuole dire. In realtà questo aspetto mi ha sorpresa in maniera marginale, conoscendo il Bonanni lettore e critico. 

Ma andiamo per gradi.

La struttura non è quella classica di un romanzo; Il Fattaccio e La Madonna di Rofrano sono i titoli di due racconti lunghi, nei quali lo scrittore ci mostra due diversi personaggi che si raccontano attraverso gli eventi del momento ma con uno sguardo al loro passato. 

Ne Il Fattaccio leggiamo la storia di un uomo di cui il nome rimane sconosciuto; single, vive a Roma da solo, ha un unico amico con il quale, davanti ad ottimo cibo, scambia opinioni e traversie. La sua storia parla di difficoltà ad adeguarsi ma anche di poco convincimento nel perseguire obiettivi e desideri. Lavora per una ditta che vende condizionatori, ma dovendo gestire le lamentele dei clienti non si sente soddisfatto, così decide di licenziarsi. Approda, dopo poco, in uno studio legale tributario molto prestigioso.
Le pagine di questo libro sono tutte da leggere, ma il colloquio del nostro con Rigoni, il capo dello studio, nonchè le motivazioni della conseguente assunzione, vi assicuro che rimangono impresse. 
Evito di raccontarvi il prosieguo delle avventure del nostro amico, ma e' chiaro che Bonanni abbia voluto assegnargli una personalità poco definita, non quella di un inetto, ma di un uomo che si pone mille ragioni interiori per evitare di avere responsabilità verso il prossimo, anche verso se stesso. 

Parte seconda - La Madonna di Rofrano

"Avevo undici anni e, da quando ne avevo compiuti sei, non facevo che pensare alla rappresentazione del presepe vivente che, ogni vigilia del Santo Natale, veniva messa in scena dai bambini delle quarte e quinte elementari del mio paese, con l'unica deroga consentita per il bambino Gesù, Da selezionarsi tra i pochi che avevano avuto la fortuna di nascere non prima del settembre precedente."

Nella seconda parte invece la protagonista ha nome e cognome: si chiama Chiara Milani. Proviene da un paese campano, Rofrano appunto, e si trasferisce a Roma per cercare lavoro, motivazione ufficiale, per scappare dalla realtà stretta del paese di provincia, motivazione reale. A Roma Chiara trova un buon lavoro, ma non riesce ad ambientarsi nella grande Città, non scopre la sua essenza, la vive in maniera sospesa, come se non se ne sentisse parte.

Anche la personalità di questo personaggio è abbastanza controversa e mette in chiaro le contraddizioni che possono fare parte del carattere di ognuno di noi. Sembra essere più ferma nei propri propositi ed obiettivi rispetto al primo protagonista, ma nel mentre si dipana il racconto di Chiara, fatto in prima persona, si capisce che in realtà è la fragilità che la fa da padrona.

Gli incastri, le analisi, i racconti dei due protagonisti appartengono a persone comuni; eppure trasferiti su carta, nero su bianco, diventano una moltitudine, per quanto le loro storie sono simili a quelle di tanti. Ecco cosa ha fatto Bonanni, ha raccontato la semplicità in una maniera vera, chiara, utilizzando (ripeto) termini di sostanza che assegnano ai due la forza della normalità. Raccontare la persona "speciale" è semplice, raccontare una impresa epica anche (certo magari mettendo impegno nella prosa, ma quello è un altro discorso!), raccontare la normalità non è cosa semplice. E Bonanni ha trovato la chiave giusta per farlo.

I suoi personaggi vivono le difficoltà di rapportarsi con gli altri, hanno difficoltà di introspezione, sembra non riescano a conformarsi con un modus vivendi che li vorrebbe splendidi, reattivi, capaci di affrontare le vicende che si presentano giornalmente. Eppure vi è un guizzo di reazione. 

Leggeteli e mi direte! 

David Bonanni
David Bonanni

David Bonanni è nato a Roma nel 1975, città dove vive e lavora. Nei due racconti troviamo la sua città come sfondo e viene mostrata con lo sguardo di chi la vive passandoci attraverso, non godendola pienamente. Che non vuol dire non sia veritiera, anzi. Roma è certamente la città dei monumenti e delle meraviglie, per alcuni (me compresa) la città più bella del mondo, ma chi ci vive e lavora tutta la settimana è difficile possa godere di tutti i particolari di cui, un turista ad esempio, gode. 

Bonanni non è nuovo alla scrittura, suoi racconti sono apparsi sulle riviste Pastrengo, Blam, Risme e Malgradolemosche; un altro nell'antologia Le cose perdute di Apogeo Editore (2020). Troppe sere come tante edito La Torre dei Venti  è il suo primo romanzo.

Ringrazio David Bonanni per avermi invitato alla lettura di questo suo terzo figlio ed aspetto con attenzione il prossimo. Una raccomandazione a chi mi legge: diffidate della paura di annoiarvi di questo signore (lo scrive anche nelle note finali), tanto non riesce nell'intento, non annoia affatto!  

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