Quel viso, quel sorriso!
Le vecchie foto hanno il potere di aprire una finestra sui ricordi.
Ho avuto in dono questa foto non molto tempo fa!
L'ho avuta nella maniera più normale in questo tempo social: è stata condivisa da un amico di mio padre.
Il vederla ha aperto una finestra e, nemmeno tanto piccola, sulla vita di mio padre e sulla sua giovinezza.
L'errore che si fa molte volte, quando si è figli, è quello di pensare che i genitori siano nati già adulti.
In poche occasioni mi è capitato di pensare che fosse esistita una vita precedente di mio padre prima che diventasse appunto "Mio".
Il mio papà era alto, robusto, con mani grandi, occhi e sguardo profondi e quel sorriso, sì, proprio quello, inalterato e spesso stampato sul suo bel faccione.
Non è che non abbia mai visto foto di mio padre da giovane, ma essendo nato nel 1935 sono pochissime quelle da piccolo e la maggior parte sono dell'età del militare, tre anni in marina. Dopo, poche o quasi niente. Ripartono dal matrimonio con mia mamma, dove era già sulla strada per essere quello che io ho conosciuto. Aveva trentasei anni quando sono nata io, si è sposato l'anno prima.
Ammetto che, scorrendo la home page sulla quale è stata condivisa dal suo amico, per un secondo non lo avevo riconosciuto e stavo per scorrere avanti.
Quel sorriso me lo ha impedito, ho guardato meglio e mi sono innamorata di nuovo di mio padre.
Lui, mio padre Talè (diminutivo di Telesforo), è il ragazzo tenuto in braccio.
Penso avesse intorno ai venticinque anni all'epoca di questa foto e conosco (e riconosco) solo l'amico che lo tiene in braccio, Tony. Gli altri due non li collego, sicuramente li avrò conosciuti, ma qualche anno dopo, e saranno stati certamente diversi. Tony è stato suo amico anche dopo, uno di quelli di tante battaglie, discorsi, chiacchiere e risate.
Ho capito anche dove è stata scattata. Almeno credo.
Pochi elementi mi fanno pensare che fosse proprio davanti all'ufficio postale del paese, dove mio padre lavorava già, a fianco alla casa dove è nato e viveva.
La sua collocazione abituale era nell'ufficio sul retro, era addetto alla telescrivente. Ho avuto modo di vederla in opera quando ero piccola. Negli anni '80 era ancora in uso, adesso è un macchinario della preistoria. Con quella venivano trasmessi i telegrammi. L'operatore metteva le cuffie e dava il via al messaggio che arrivava su una striscetta bianca e ai tempi (anni '60/'70) era scritto tramite puntini che dovevano essere letti, interpretati. Dopo, negli anni in cui io mi intrufolavo in ufficio di mio papà appena uscita da scuola, erano già in lettere.
L'ufficio postale faceva parte della casa di mio nonno e venne realizzato utilizzando un grande magazzino, mentre per la stanza sul retro, dove era posizionata la telescrivente, fu necessario buttare giù una parete di una stanza più grande della casa, proprio quella in cui mio padre era nato.
Gli piaceva a volte dire che "lavorava dove era nato".
Questa foto mi da tanto l'idea di spensieratezza e di gioco. E certamente era così.
Si vede dai visi sorridenti di tutti, tranne un po' quella del ragazzo che legge il giornale. Sono curiosa di capire chi sono gli altri due che non riconosco, anche se in effetti è il sorriso di mio padre quel che, in questa foto, mi interessa di più!
Rosaria