"Ibu ricorda quando, compreso nella fretta di diventare grande, la sera, a casa, si misurava i polsi e le caviglie per cogliere i segni di crescita, di maturazione. Oggi capisce quanto vano fosse quello sforzo. Non e' cosi' che si diventa grandi, purtroppo. Sono l'odio e la brutalita', in Guinea, a trasformare i bambini in adulti. Ibu voleva...
Pillole di introduzione al Conte di Montecristo
Perchè Montecristo?
Alexandre Dumas (padre) dal 1840 al 1842 si trovava in Italia ospite a Firenze nella villa del principe russo Demidoff e di Matilda Bonaparte, nipote del più celebre Napoleone in quanto figlia di Jerome Bonaparte.
In quell'occasione venne chiesto a Dumas di accompagnare il ventenne Luigi Napoleone (il futuro Napoleone III), cugino di Matilda, nel suo viaggio di formazione ideato per completare la sua educazione. Da questo viaggio non poteva essere esclusa l'Isola d'Elba, luogo in cui il più celebre Napoleone era considerato non un conquistatore, ma fonte di prosperità.
Nell'introduzione corposa all'edizione Feltrinelli che ho avuto il piacere di leggere, si trova il racconto del viaggio verso l'Elba, scritto da Dumas in persona. Lo definirei rocambolesco e divertente! Arrivarono all'Elba il 28 giugno del 1842 dopo una traversata fortunosa a bordo di una barca a noleggio dal nome, non molto di benaugurante, "Le Duc de Reichstadt" (comeil figlio che Napoleone ebbe con Maria Luisa d'Austria, morto in giovane età). Ebbero ad imbattersi in una tempesta fortissima che li mandò verso un'altra direzione rispetto a quella di destinazione, ma decisero ugualmente di raggiungere Porto Ferraio.
Una frase di Dumas mi ha colpita "Visitammo l'isola in tutti i suoi particolari, in mezzo ad una festa continua, Napoleone è Dio per gli elbani. Egli ha fatto loro più di quanto Dio abbia pensato di fare per far sorgere l'Isola d'Elba dal profondo del mare. Prima di lui, gli elbani non conoscevano che Dio; dopo di lui conobbero Dio e Napoleone." I due rimasero sull'isola non più di dieci giorni, ma li impegnarono per visitare i luoghi in cui aveva vissuto Napoleone e poterono constatare appunto che Napoleone Bonaparte era ancora un idolo per gli isolani.
Ma cosa c'entra il viaggio all'Elba con il Conte di Montecristo? E' presto detto!
Durante una battuta di pesca intorno all'isola di Pianosa "piccola isola che deve il suo nome alla sua pochissima elevazione sul livello del mare" scrisse Dumas, lo stesso scorge un isolotto brullo, piccolo a forma di "cono": l'Isola di Montecristo. Non l'aveva mai sentita nominare.
Seppe che era disabitata e vi erano solo capre che si arrampicavano sui pendii. Un po' di mistero spinse i due viaggiatori a voler vedere più da vicino quell'isola. Non poterono però sbarcarvi perchè sottoposta a contumacia (proprio perchè deserta) e il rientro all'Elba avrebbe richiesto una pausa in quarantena che i due non volevano fare. Così rinunciarono a sbarcare sull'isola di Montecristo, ma decisero di fare un giro intorno ad essa. Dumas era molto interessato alla posizione ed alla struttura. Quando il Principe chiese a Dumas il perchè di quell'interesse, lui annunciò solennemente che avrebbe ambientato proprio lì, su quell'isola bella e selvaggia, il suo prossimo romanzo. E così fece..
Il Conte di Montecristo fu completato due anni dopo il viaggio all'Elba e pubblicato a puntate su un giornale parigino Les Journal des Débats a partire al 28 agosto 1844.
Romanzo dalla forte valenza emotiva, oltre che un importante affresco della storia francese ed europea del XIX secolo, negli ultimi 170 e più anni, non ha mai smesso di appassionare e avvincere i lettori. La storia è ambientata tra l'Italia, la Francia e alcune isole del Mar Mediterraneo, negli anni che vanno dal 1815 al 1838 ed è in parte ispirata (così come lo stesso Dumas scrive in una appendice al romanzo del 1846) a fatti reali accaduti al padre di Dumas, il generale bonapartista Thomas Alexandre Davy de la Pailleterie, imprigionato nel Castello Aragonese di Taranto dal 1799 al 1801 e a tale Pierre Picaud, un calzolaio di Nimes, che divenne suo malgrado, un criminale. Sì, perchè la storia di vendetta così articolata che Dumas ci racconta nel suo romanzo, che ha l'aria di essere davvero troppo machiavellica, invece ricalca in gran parte quel che visse e fece Picaud.
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