Morsi di Marco Peano
"Anche quando sta per arrivare la fine del mondo, ci sono comunque istanti meno significativi di altri. Emozioni vissute con intensità minore: il truciolato dell'esistenza."
Antefatto: Da quando ho saputo che Morsi sarebbe uscito in libreria, non ho potuto fare a meno di desiderare di avere la mia copia. Non sapevo di cosa trattasse, non conoscevo la trama, bocche cucite al massimo, solo la copertina bianca come la neve e il titolo in rosso in alto. Mi fido però del mio intuito e, se ritengo che uno scrittore vada letto, è difficile che cambi idea. E Marco Peano sa scrivere bene.
Esce il libro, lo acquisto presso la libreria La Scatola Lilla di Milano che conosco grazie a #staffettalibrai, una bellissima iniziativa messa in atto da 12 librai di tutta Italia. Morsi è il primo libro scelto per questa iniziativa e porterà all'incontro (online) dei partecipanti con Marco Peano. (ai link tutte le info)
Arriva il libro tra le mie mani ed inizio subito a leggerlo. Ho lasciato che fossero le pagine a parlarmi, non ho voluto approfondire nulla della trama che andavo ad affrontare. Mi sono lasciata sorprendere, colpire, guidare, passo dopo passo, in questa avventura che "non è mai senza senso..."
Trama a modo mio: siamo nelle vacanze di Natale del 1996, a Lanzo Torinese, un piccolo paesino del Piemonte, nelle Valli di Lanzo appunto. Sonia deve trascorrere, suo malgrado, le vacanze a casa di nonna Ada, che si trova a Borgo Loreto, quattro casupole su Via Loreto. I suoi genitori avevano degli impegni di lavoro e Sonia viene affidata alle cure della nonna Ada. La bambina non ha un rapporto amorevole con la nonna. Lei non è l'archetipo di nonna che possiamo tutti immaginare, è un pò rigida nei modi, ha una personalità forte, non è insomma "carezze e sorrisi". Nonna Ada ha, in paese, la fama di essere una masca, una "guaritrice", e tutti hanno verso di lei un atteggiamento di rispetto e, tra l'altro, in casa, vi è una stanza chiusa a chiave nella quale, a Sonia, è proibito entrare. E' sicuramente il luogo dove la nonna riceve persone con qualche malanno. La scuola ha chiuso qualche giorno prima per un "incidente" avvenuto in una classe. Sonia non ha ben chiaro cosa sia accaduto, cerca di saperne di più, perchè capisce che ha sconvolto tutti. A tutte queste cose si aggiungono le condizioni meteo, che non sono proprio le migliori; si abbatte sulla zona un vento forte di aria gelida che in pochi giorni porta con se una nevicata che, per proporzioni e condizioni, non è nella memoria di nessuno.
"Per quanto si possa tentare di dimenticarli, alcuni momenti della vita emotiva di ciascuno di noi risultano indelebili. Che sia un episodio tremendo o piacevole, un evento gioioso o qualcosa che si vorrebbe cancellare per sempre, il tempo agisce sulla memoria lasciando un segno. Una cicatrice, per costringerci a ricordare - ogni volta che ci si passa sopra il dito - che qualcosa è accaduto."
Il racconto di quanto avviene in quei giorni a Lanzo si dipana piano piano. Si tinge di bianco, del candore della neve. Seppur la nevicata è veramente importante non si può non giocare con la neve, costruire un pupazzo ad esempio. Sonia è una bambina e guarda i fiocchi di neve con incanto. Non gioca con la sua amica del cuore perchè è andata a trascorrere le vacanze al sud, così stringe amicizia con Teo Savant, vecchio compagno di scuola con il quale non aveva un gran rapporto. Lo incontra in casa degli anziani vicini ed è Teo che gli racconta i particolari dell'incidente avvenuto a scuola, quello che ha sconvolto tutti.
La storia prende altre sfumature di colore. Diventa incalzante, diventa necessario andare avanti e sapere. Diventa importante stare al fianco di Sonia e di Teo ed arrivare in fondo a tutto. E' un romanzo di sole 186 pagine, ma sono intense, forti, strattonano, lasciano senza fiato.
Questo è il secondo romanzo di Peano ed è il secondo che leggo. Marco Peano, è veramente un ottimo scrittore, da leggere e seguire. Torinese, nato nel 1979, è editor per la casa editrice Einaudi per la narrativa italiana. Il suo primo romanzo, L'invenzione della Madre, edito nel 2015 da Minimum Fax andò in ristampa e ottenne molti premi. L'ho letto qualche mese fa ed inserisco qui il link della mia recensione. Morsi, uscito in libreria il 19 gennaio, è andato già in ristampa. Cosa buona e giusta!
La sua scrittura entra nel campo emozionale in maniera incisiva. Nel primo romanzo, così come in questo. Sono differenti i due romanzi, ma entrambi si riferiscono ad affetti e luoghi che il nostro scrittore conosce bene.
Peano ha trascorso più di una vacanza a Lanzo. Conosce quei luoghi e lo si capisce subito, dal momento in cui ci si trova nella casa della nonna o in giro per il borgo, perchè li descrive con dovizia di particolari e li sa far vedere a chi legge. Sono presenti riferimenti agli usi della valle, oggetti con i loro nomi in dialetto, come i putagé, quelle belle stufe a legna che servivano sia per cucinare che per scaldare l'ambiente (che avevano anche i miei nonni al sud!). La nonna masca è poi un elemento importante, che tocca l'esoterismo così come i riti e gli usi, necessari in luoghi come quelli, lontani o mal collegati alle grandi città. La "guaritrice", colei che aveva conoscenza dell'uso delle erbe per lenire, curare, aiutare le partorienti, era una figura presente in molti piccoli centri e, magari, era la stessa che sapeva prevedere il futuro e dare degli ottimi consigli a chi li chiedeva. La chiamavano "strega", ma poteva non avere solo una valenza negativa.
Mi sono soffermata molto sugli odori, sui profumi, sull'intensità del freddo. Ammetto anche di aver ricordato l'odore del latte appena munto e tante altre cose proprie del mondo contadino, semplice e puro, nel quale sono cresciuta anche io. Peano in questo modo, ha fatto entrare la me lettrice in contatto con Sonia prima e con Teo dopo, perchè solo così si possono capire le reazioni, le azioni, le paure, i timori, le lacrime e la forza che ci hanno messo ad affrontare le dure prove in mezzo a metri di neve, al freddo e, attanagliati dall'incidente che si fa sempre più presente sul loro cammino.
Chiunque abbia preso parte a un veglione di Capodanno sa quanto bruci in fretta la fiducia che riponiamo in ciò che verrà. Una volta finita la festa, i vecchi problemi non si sono risolti da soli. E il giorno in cui si presenteranno quelli nuovi saremo ancora colti di sorpresa, come animali spaventati dai fanali di un'auto in corsa.
Stava terminando il 1996 e arrivava 1997, anni non lontani dal presente, ma molto diversi. Non c'era la tecnologia veloce di adesso, c'erano ancora le cabine telefoniche ed i telefoni a gettone, arrivavano i primi cellulari, i primi computer, i primi giochi elettronici. Sonia e Teo vivono un'esperienza che li fa crescere di colpo. Noi, tra quelle pagine, possiamo vedere la paura e la speranza, l'incoscienza e la fragilità. Possiamo trovare cose che non sappiamo spiegare e, di certo, ognuno di noi leggerà questa storia attraverso la propria chiave di lettura.
Che è un punto di forza di Morsi.
Un'altra lettura che mi ha arricchita. Una scrittura che mi ha spinto a proseguire nella lettura, anche se non mi trovavo nel mio "solito". Sentivo di dover superare gli ostacoli insieme a Sonia e Teo. Mi arricchisce anche per tutto quel che suscita Morsi: il confronto con altre lettrici e lettori, l'ascolto di quel che racconta lo scrittore, la scoperta delle altre chiavi di lettura a cui non ho pensato.
Morsi mi ha suscitato anche un ricordo non proprio positivo, che mi ha "costretta" ad immedesimarmi ancora di più con Sonia e Teo: gennaio 2017, tempesta di neve in Abruzzo. Un'esperienza indelebile, indimenticabile, che ha lasciato il segno. Per giorni, anche a valle del Gran Sasso, siamo rimasti bloccati da metri di neve, senza luce, senza telefono e senza acqua e, laddove riuscivamo a sopperire a questi disagi stando al sicuro nelle nostre case, ecco che arriva l'incidente: il terremoto. Fuori dalle case e senza i soccorsi, abbiamo dovuto usare ogni mezzo per liberare le auto, pur di scappare verso la costa.
Il potere delle letture e delle storie.