Mille Splendidi Soli di Housseini
Ammetto di non aver prestato la giusta attenzione a questo libro fin da quando ho ricevuto la prima copia in regalo. Poi me ne è arrivata una seconda copia e poi una terza. Mi è venuto da sorridere quando ho ricevuto l'ultimo pacchetto con una copia in regalo, ma ho pensato che il destino mi stesse chiamando o, quanto meno, mi stesse invitando a leggerlo. E' così è stato!
Credo che il web sia saturo di recensioni e pareri su questo libro, ma seppur leggo tanto e sempre, le sensazioni e le emozioni che mi ha trasmesso la lettura di Mille Splendidi Soli sono molto particolari e le devo raccontare assolutamente,
Ho sentito il dolore, la paura, l'emozione, l'amore, la sofferenza, il terrore. Tutti sentimenti che corrono e impregnano le 429 pagine di questo romanzo, senza alcuna interruzione.
Nella prima e nella seconda parte conosciamo le due protagoniste, Mariam e Laila; due donne che vivono una infanzia nettamente diversa, una ad Herat ed una a Kabul, la prima in una kolba da sola con la madre e la seconda con una famiglia aperta ed unita, per poi trovarsi a camminare per la stessa strada ed a condividere i loro destini, duri e faticosi.
Ho letteralmente divorato le pagine perchè la scrittura di Hosseini non ti permette di staccare dal libro. E' un libro duro, triste, ma soprattutto reale. Ci fa attraversare la storia dell'Afghanistan: la lunga guerra iniziata dai mujaheddin nel '79 contro l'occupazione dei sovietici, la ritirata dei russi dopo un decennio di bombardamenti, l'insediamento del regime dei mujaheddin (1992), il conflitto perpetuo tra i vari gruppi di guerriglieri che culmina con la presa del potere da parte dei talebani (studenti delle scuole coraniche) nel 1996. I talebani attuarono un nuovo regime politico, fondato sulla legge fondamentalista islamica; impongono le loro rigide regole: vietano di ascoltare la musica, vietano di guardare i film, distruggono l'arte (I Budda di Bamiyan), bandiscono tutto ciò che deriva dall'occidente. Se prima dell'avvento dei Talebani e sotto il regime sovietico, le donne (tema centrale del romanzo) erano libere e indipendenti, potevano lavorare e studiare, con il loro arrivo vennero costrette ad indossare il burqa, non potevano usare cosmetici, non poterono studiare o lavorare, ridere, uscire da sole, ma accompagnate sempre da un uomo, parente stretto, pena esecuzioni atroci.
Conosciamo Mariam ragazzina, che nel tentativo di approcciarsi al padre naturale (facoltoso di Herat), dal quale era stata relegata insieme alla madre, Nana, in una kolba, si ritrova ad essere costretta a sposare un uomo molto più grande di lei, Rashid, e con lui trasferirsi a Kabul. Si infrangono molti sogni di questa ragazza che, dopo la firma del matrimonio non toccherà più una penna. Non riesce a diventare madre e subisce dal marito ogni tipo di vessazione, fino a dover indossare il burqa ed avere solo il ruolo di serva.
Laila è una bambina bellissima che cresce accanto al padre (Baba), insegnante, ed alla madre e con due fratelli più grandi. Laila è libera di giocare con i bambini suoi coetanei, di frequentare anche i maschietti ed ha il suo amico del cuore con cui cresce, Tariq.
Gli anni passano e la situazione afgana peggiora, la guerra di metà/fine anni '90 si fa più incresciosa, Kabul viene bombardata quotidianamente, i missili sibilano sulle teste dei ragazzi, colpiscono i loro amici, distruggono tutto. Lo scrittore ne dà conto in maniera fluida, chiara, dolorosa. Laila rimane da sola ed è costretta, quasi bambina, a diventare la seconda moglie di Rashid. Tra Mariam e Laila inizialmente i rapporti non esistono. Sono due estranee, la differenza d'età tra loro è molta. Ma poi accade qualcosa di importante che piano piano le unisce come due sorelle o, forse è più giusto dire, come mamma e figlia.
Sono due donne che resistono. Morte, distruzione, fame e miseria si avvicendano con scene nitide e dalle tinte forti. La trama si evolve tra i tragici eventi, strettamente connessi alla storia afgana.
Quel che mi preme evidenziare è l'importanza che assumono i sentimenti tra le due donne. La forza ma anche la debolezza, le lacrime ed i sorrisi, i ricordi e l'amore. Donne che si difendono. Donne che non smettono di credere per vincere, per sperare.
I personaggi sono ben delineati, benché emergano soprattutto le sensazioni. Si sente come lo scrittore abbia voluto mettere in risalto la storia di queste due donne, rappresentando tutte le donne afgane, il loro istinto di sopravvivenza, la loro forza ed i loro coraggio.
Ho provato dolore, rabbia, disgusto e impotenza. Non nego di essermi commossa più volte, perdendomi tra le pagine di questo romanzo, che esprime la quotidianità di queste povere donne, vittime di guerre e di soprusi, di ignoranza e cattiveria, cose che a noi occidentali possono arrivare, chiare, solo attraverso queste storie. Il nostro tempo mette ancora una volta in risalto come non si possa controllare il proprio destino, la vita, l'ambiente sociale, la storia in cui viviamo. Ma tuttavia un gesto, la condivisione, una parola, una azione concreta può rappresentare una scintilla, uno spiraglio di salvezza per qualcuno.