La Trasfigurazione di Raffello di G.P. Rossi

16.08.2021

Con la lettura di questo romanzo, oltre ad aver scoperto un ottimo scrittore, ho dato una rispolverata agli studi di arte e di storia di cui sentivo il bisogno. Ho sempre paura, quando leggo romanzi con riferimenti storici, che ci siano stravolgimenti e cambi che possano confondere i fatti ed i ricordi. Per fortuna con La Trasfigurazione di Raffaello ciò non è avvenuto. Seppur Giampiero Rossi ha fatto delle modifiche che servivano per la narrazione delle vicende, non portano molto lontano da quel che avvenne, da quel che la storia ci racconta. Sono sempre stata appassionata di storia dell'arte anche, soprattutto di quella legata a Roma, e questo libro mi ha portata proprio dove volevo.

Ammetto di essermi emozionata già nella lettura delle prime pagine. Infatti il libro si apre con il ritrovamento della tomba di Raffaello al Pantheon avvenuta nel 1833. Siamo proprio lì con gli studiosi, i ricercatori, i prelati che si sono occupati della ricerca, compreso Luigi Biondi, scrittore ed archeologo del tempo. Traspare l'incertezza, la preoccupazione di aver sbagliato ad individuare il luogo dove il Maestro era stato riposto, ma anche l'adrenalina e la voglia di raggiungere un risultato insperato. 

Sembra strano, ma la tomba di Raffaello venne dimenticata per molto tempo e vi era poca certezza su dove potesse essere collocata. Vasari (storico dell'arte, contemporaneo di Raffaello) era uno dei pochi testimoni che indicò, come luogo della sepoltura, la posizione ai piedi della Madonna del Sasso, appunto al Pantheon.

Il racconto del ritrovamento dei resti di Raffaello introduce alla storia vera e propria del romanzo. Con un salto temporale andiamo nel 1520, anno infausto in cui il Maestro muore. La narrazione ci fa percorrere le strade della Roma rinascimentale, ci porta nel fervore dell'attività artistica dello stesso Raffaello, nella fabbrica di San Pietro; ci fa entrare nella sua casa/studio dove i suoi discepoli imparavano l'arte e contribuivano a creare le magnifiche opere del Maestro. Tra essi troviamo Giulio Romano che viene indicato quale erede dallo stesso Raffaello e che, in verità, pare abbia terminato La Trasfigurazione. 

La narrazione è dinamica, incalzante ed anche divertente. Ci fa incontrare personaggi realmente esistiti come Zoroastro da Peretola, alchimista e discepolo di Leonardo da Vinci, personaggio che mi è molto piaciuto anche nella descrizione e nel movimento che crea nello stesso romanzo; Bellezza Orsini, mi è piaciuta meno per il carattere ed i modi, nella verità venne processata qualche anno dopo la morte di Raffaello per stregoneria e, pur di non morire nelle fiamme, si suicidò; Agostino Chigi, detto il Magnifico, grande amico di Raffaello, proprietario di Villa Farnesina, banchiere e imprenditore, uno dei maggiori mecenati del Rinascimento. Personaggio molto eclettico così come raccontato, ma con un forte senso dell'amicizia nei confronti di Raffaello. Muore pochi giorni dopo il Maestro. Infine Margherita Luti, detta La Fornarina, amante e, pare, moglie di Raffaello, figura che viene descritta da Rossi molto dolce e incline alla volontà del suo amato. Questi personaggi, insieme ad altri inventati danno vita alla narrazione degli ultimi giorni del Grande Artista.

Sapientemente e con uno stile che mi piace molto G.P. Rossi, rende una sua lettura della morte di Raffaello, legandola ai misteri dell'ultimo quadro (forse nemmeno terminato) che è appunto La Trasfigurazione. Bellissima è la parte nel libro in cui Raffaello racconta davanti al suo discepolo prediletto Giulio Romano, al suo amico Chigi e alla Fornarina, la composizione della sua opera. Meraviglioso assistere a quel momento dello svelamento della stessa, così come immaginato dallo scrittore, e del racconto dei personaggi che Raffaello aveva dipinto, così come la simbologia che conferisce alle due scene.

La Trasfigurazione (opera di Raffaello)
La Trasfigurazione (opera di Raffaello)

Questo quadro, essendo una appassionata di arte, l'avevo ben presente. Mi aveva sempre appassionata la rappresentazione in scene contrapposte, luce in alto e buio in basso, Gesù che si fa esso stesso luce contrapposta allo scuro in basso, dove troviamo i discepoli ed il bambino ossesso che poi verrà salvato da Gesù, una volta disceso dal Monte Tabor. Leggere in questo libro la spiegazione di Raffaello nella composizione dell'opera mi ha emozionata. Vi assicuro che non potrete non averla davanti agli occhi mentre leggerete quella parte. 

Certo il tutto è arricchito da momenti di preoccupazione degli amici presenti, da battute di Chigi e da richieste di correzione. G.P. Rossi prende per buona l'idea del Vasari che ha sempre indicato la Trasfigurazione quale ultimo dipinto di Raffaello. 

Insomma realtà e finzione si intrecciano in un romanzo di non molte pagine, intenso, a tinte gialle. In effetti vi sono mistero, indagine, foschi personaggi, intrighi. Tutti elementi che accompagnano e circondano quel che è il mistero della morte di Raffaello e della sua sepoltura. Vi è presente anche un segno che nella storia viene attribuito al giorno della morte di Raffaello, il 6 aprile del 1520, giorno del Venerdì Santo: un lampo così forte che squarciò il cielo, provocando un piccolo terremoto che scosse Roma e il Vaticano. Segno che fece ergere Raffaello a Divino tanto che, tra gli altri, il Vasari lo ricordò "di natura dotato di tutta quella modestia e bontà che suole vedersi in coloro che più degli altri hanno a certa umanità di natura gentile aggiunto un ornamento bellissimo d'una graziata affabilità".

Un libro che vi piacerà leggere e che potete trovare solo su dispositivo perchè non stampato su carta. L'ho letto su Kindle, e per chi ha abbonamento ad Amazon Prime è gratuito, altrimenti costa € 2,99.

Mentre leggevo il libro e soprattutto la parte finale, mi è venuto alla mente questo quadro che ritrae la morte di Raffaello. Il dipinto descrive una scena piena di personaggi, nettamente diversa da quella che Rossi descrive nel suo libro (che forse preferisco!).

Nel dipinto si scorge Raffaello a letto nell'attimo estremo della sua vita con in mano un rosario. Seduto davanti a lui è Giovanni de' Medici noto come Papa Leone X, suo mecenate e massimo estimatore, che lo guarda con preoccupazione. Accanto a lui c'è il medico della corte papale che gli tasta il braccio. Al suo capezzale ci sono suoi tre grandi amici: Pietro Aretino (leggermente chinato in avanti) Giulio Romano (al centro impietrito) e Gian Francesco Penni (piangente con la mano sulla fronte). Ai piedi del letto ci sono due frati e un assistente papale che scopre il dipinto della "Trasfigurazione". Il dipinto fu portato alcuni giorni prima nella sua stanza come segno di speranza, in quanto nelle sembianze di Cristo si celava un autoritratto del pittore. Si dice che alla sua morte il dipinto risultò più vivo dell'immagine del pittore spirato. Questa emozione suggerì anche la frase da apporre sulla sua lapide scritta dall'umanista Pietro Bembo, amico personale di Raffaello «Ille hic est Raphael timuit quo sospite vinci rerum magna parens et moriente mori» cioè «Qui giace Raffaello: da lui, quando visse, la gran madre di tutte le cose, ovvero la Natura, temette di essere vinta; ora che egli è morto, teme di morire con lui.»

Lo scrittore di questo libro è Giampiero Rossi nato a Roma, pubblica con lo pseudonimo di G.P. Rossi. Lavora nelle Telecomunicazioni, è giornalista pubblicista e scrive su CorCom, quotidiano online che si occupa di economia digitale e innovazione. Appassionato di scrittura, ha pubblicato "Leonardo e la morte della Gioconda" (che è il prossimo libro che voglio leggere) per la Diarkos, "Sherlock Holmes. La Vestaglia della Contessa di Castiglione" per la Castelvecchi Editore, "Sherlock Holmes e la Sindrome di Abraham de Moivre" e "Sherlock Holmes e il mistero di Eilean Mòr" per la Delos Digital. Ha pubblicato inoltre quattro saggi per la Delos Digital su argomenti quali Digital Identity, Realtà Virtuale e Aumentata e Blockchain.

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