La Cantadora di Vanni Lai
"Candida Mara, che ha un voce carezzevole, vibrante a volte di accenti, di una passione che tocca le fibre più riposte dell'animo, è stata dal pubblico festeggiata trionfalmente."
La nuova Sardegna, 2 - 3 luglio 1924, Terranova
Questo non è l'incipit, ma una testimonianza che viene riportata alla fine di questo libro a dimostrare che Candida Mara, la Cantadora, è davvero esistita.
Vanni Lai riesce a portarci nella Sardegna dei primi del '900, già dalle prime pagine attraverso la raccolta di prove, segni, indizi e documenti che raccontano il passaggio di Candida Mara in alcuni luoghi, consegnando a chi legge la descrizione, se non l'immagine, di questa donna e di quella che può essere stata la sua vita. A (sentire il bisogno di) raccoglierle, girando tra archivi di ospedali, cimiteri, anagrafe è un ragazzo che ambisce ad essere scrittore, e che si dedica a questa impresa in forza di un legame, forse anche di parentela, con la Cantadora.
Il mistero che è intorno alla vita di Candida Mara, il suo modo di affrontarla, l'aura che ruota intorno alle sue imprese, non fanno che crescere la voglia di raccontare e di ricostruire le sue vicende per farle rivivere, renderle vere, in una sorta di prova ancora più diretta e circostanziata. Sì, lo so, per scrivere i romanzi bisogna anche lavorare di fantasia, ma posso assicurare che quella che la lettura consegna è una donna (in carne ed ossa) con un viso ed una espressione davvero forti, una donna che ha voluto vivere davvero la sua vita non facendosi trascinare nelle condizioni che la società di allora avrebbe voluto, una donna che ha avuto una grande coscienza di sé e della sua essenza.
Bravo Vanni Lai in tutti i passi con cui ha costruito questo libro; la parte dell'indagine prima, con il racconto della difficoltà da parte dello scrittore di trovare prove concrete e la ricostruzione dopo, che rende viva l'epoca e trasmette il sapore del tempo!
Ho amato le canzoni riportate nel testo in sardo. Vi è la traduzione a margine, ma leggendoli in lingua (o almeno tentando non conoscendo il sardo), la loro sonorità trasmette la durezza di quel che raccontano, rende gli scontri verbali ancora più forti, fa calare in quell'ambiente, fatto di terra, palco, vino, tabacco. E in mezzo a tutto ciò c'era Candida Mara.
Si lo so, non ho contestualizzato la storia, vi devo un minimo di trama!
Immaginate la Sardegna, non quella delle vacanze al mare d'estate, ma quella dei primi del '900 fatta di pastori, di cavalieri e di stalle, di corse di cavalli e di gare dei cantandores. Questi ultimi erano i protagonisti del cantu a chiterra, cioè coloro che si esibivano nelle gare di canto, accompagnati dal suono della chitarra, e proponevano versi, anche cambiando quelli già in uso, a seconda di un fatto o di un accadimento a cui volevano riferirsi. In mezzo a questo mondo, fatto di soli uomini, si inserisce Candida Mara; e lo fa con una voce davvero potente che incanta e ammalia, a suon di versi, con una capacità innata di improvvisazione che colpisce e provoca turbamenti, ma anche rabbia. La Cantadora comincia a vincere le gare, inibisce gli avversari più temuti, qualora ce ne fossero stati. Candida gira in calesse e con una pistola nella cintura per il nord della Sardegna, dove era in uso questa pratica; e, inoltre, partecipa con suoi cavalli da corsa alle principali gare dell'isola.
"Remundicu e la Cantadora entrarono a Padria e vi trovarono un gran daffare. La voce roca per la strada apparteneva al primo cittadino, un uomo tozzo che si agitava allargando le braccia, e l'attenzione dei lavoratori venne subito calamitata dai nuovi arrivati. Quando la Cantadora scendeva dal calesse era difficile evitare gli sguardi: molti occhi si posavano sulla sua gonna, sulla capigliatura pettinata a dovere, sul neo che lei odiava. Dalle bettole spuntavano curiosi sporchi e sdentati o damerini dell'ultima ora, e su quelle facce comparivano sorrisi stupidi. Poi c'erano le donne. Di cantadoras non ne esistevano altre, e per le mogli di paese la novità di una femmina che cantava al di fuori dalla messa arrivava dall'inferno o da qualche posto che ci stava vicino. "
Ho scelto questo stralcio perchè rende l'idea dell'ambiente che si respira, ma anche per mostrare la prosa utilizzata da questo scrittore, che è davvero efficace. Le azioni, le immagini, le sensazioni sono così ben descritte che sembra di essere lì, nella scena, con il fiato sospeso. E, questa sensazione, si sente sia nella narrazione romanzata della storia di questa donna straordinaria che nelle altre parti di cui ho già detto, dove il narratore racconta il suo percorso di ricerca.
Non si lascia facilmente La Cantadora: questa una contro-indicazione che è propria di pochi libri. A dispetto della storia (quella che dovrebbe tramandare i fatti) che ha celato ai più la figura di Candida Mara, relegandola a poche righe e all'esistenza di scarne testimonianze, ecco che Vanni Lai ne racconta il carattere, la fisicità, alcuni particolari del viso e poi le azioni, la fa rivivere consegnandola a chi vuole raccoglierne l'essenza e la forza. Lei che per il suo modo di essere era stata definita "una fattucchiera e una dea".
La Cantadora, pubblicato a giugno di questo anno per Minimum Fax, è il primo romanzo di Vanni Lai. Classe '83, è nato e vive in Sardegna, dove si è laureato in scienze della comunicazione e giornalismo con una tesi sul progressive rock britannico e i Genesis. E' stato finalista al Premio Italo Calvino (premio letterario per scrittori esordienti) per due volte: nel 2017 con Le tigri del Gocèano e nel 2020 con Sei colpi al tramonto. I suoi racconti sono stati pubblicati su varie riviste come TerraNullius, Cadillac, Carie, Crack, Fillide.
E' un romanzo questo, che coinvolge davvero e che spinge a volerne sapere di più sia del personaggio raccontato sia di quel tempo che delle tradizioni dei cantadores. Vi assicuro che la prima Cantadora lascia il segno. Qualunque sia stato il suo destino, da queste pagine emerge quanto è stata coraggiosa e coriacea nel voler perseguire i suoi obiettivi, al di là di quello che le convenzioni e le regole potessero imporre.
Ha fatto bene il nostro scrittore ad approfondire la vita di Candida Mara. Seppur quasi un secolo dopo queste pagine le rendono giustizia. Grazie.