L'invenzione della Madre di Marco Peano
Pulviscolo di Felicità (polvere impalpabile di uno stato d'animo positivo).
In letture così intense come questa de L'invenzione della Madre non possono non rimanere impresse alcune espressioni particolari, ed allo stesso tempo semplici, che riescono ad avere un senso forte, alto, profondo.
Chi può pensare di cercare un "pulviscolo di felicità" e farne tesoro? Chi può cercarlo in sorrisi, in sguardi, in gesti avvenuti in momenti, in piccoli lassi di tempo concessi prima del saluto finale con una persona cara? Credo che siano pochi coloro che riescano a farlo, Marco Peano ci è riuscito!
Leggere L'invenzione della Madre è come assistere ad un percorso ad ostacoli, in cui l'ostacolo non è il cancro, che è lì, si palesa in maniera inesorabile e corre più veloce di tutti i metodi messi in campo per cercare di debellarlo; l'ostacolo è imparare a dialogare con il dolore, interpretarlo, entrare a stretto contatto con lui. Per farlo non si può pensare al futuro, ma bisogna concentrarsi a vivere il presente con la testa rivolta indietro, al passato.
Marco Peano, è torinese, classe 1979, editor per Einaudi per la narrativa italiana. L'invenzione della Madre è il suo primo romanzo (edito Minimum Fax), pubblicato nel 2015, da subito andato in ristampa, eletto Libro dell'Anno da Fahrenheit - Radio 3 ed ha conseguito tanti altri premi.
Meritati.
"La festa.La madre sarebbe tornata. Dopo più di un mese in ospedale, tutto a casa era pronto ad accoglierla: Mattia e suo padre avevano curato ogni dettaglio.Era martedì 1° febbraio 2005 e l'aria era fredda, ma c'era il sole. Ogni cosa sembrava leggera."
L'incipit del libro dona al lettore il senso di attesa. Quel senso di attesa che aleggia durante quasi tutta la lettura. La madre di Mattia torna a casa con un tempo definito da vivere. A Mattia ed al padre toccherà il compito di renderle quel periodo lieve, di accudirla, di aiutarla ed assisterla. Potrebbe essere questo il senso della lettura che si va ad intraprendere ed invece il senso cambia, perchè Peano, con le parole giuste, con termini semplici, accompagna Mattia a leggere se stesso, ad interpretare il dolore e nel farlo, deve inventare la madre, deve vederla come era prima, ricostruire le immagini che siano lontane da quella trasformata dalla malattia.
Il tempo è sospeso. In un procedere di paragrafi che somigliano alle registrazioni di immagini, a frame di un film di cui conosci il finale ma di cui non conosci lo svolgersi delle azioni. Mattia ha solo ventisei anni e vive un'esperienza difficile. Cerca di capire di più del cancro, cerca di capire come può essere estirpato dal corpo della madre. Cerca nella sua mente momenti in cui non c'era o almeno non era palese, ma sa bene che quella malattia è subdola e si palesa quando vuole, senza preavviso. Uno svenimento, parole dette senza senso, capogiri. E Mattia li ricorda tutti quei momenti. Il modo che sceglie per vivere quel tempo sospeso è quello di ritrovare il suo ruolo, il ruolo di figlio. Riempie le giornate di espedienti per non lasciare andare via la madre; cerca luoghi di vita vissuta, quelli che non appartengono più alla madre per ritrovarli insieme; cerca immagini di festa e di spensieratezza che sono il suo rifugio giornaliero. Lascia andare i suoi progetti, non pensa al suo futuro; si lascia trascorrere nelle giornate di lavoro in una videoteca con i VHS, anche loro quasi fuori dal tempo per l'incedere incalzante della nuova tecnologia dei dvd.
Il libro è diviso in tre capitoli: 1. Mattia (l'anno prima), 2. Mentre (alcune notti di gennaio), 3. Madre (l'anno dopo). Tutti con la stessa iniziale.
"Orfano è una parola che stringe le spire delle o in apertura ed in chiusura chi la indossa: due catene circolari che ammanettano a un infinito presente. Eppure è così facile da pronunciare, un suono che ricorda le fusa dei gatti, un soffio morbido che arriva da dentro e getta fuori l'aria: orfano."
Parola facile da pronunciare "Orfano", per il suono che lascia, ma non di certo per chi la vive, per chi si trasforma da figlio in orfano, in un tempo sospeso, ma definito.
Marco Peano conosce bene il significato di quella parola e cosa vuol dire quel cambiamento di ruolo. Per tutta la lettura ho finto di non sapere che fosse un romanzo autobiografico, ma arrivata a questa frase non ho potuto più fingere. Parlare di se e della propria esperienza riempie le pagine di quella crudezza che si può avere solo verso se stessi. Non si possono usare giri di parole per definirsi. Si ha il bisogno di essere concreti.
Ed allora chiuso il libro uno sguardo alla copertina aggiunge ancora più senso a tutto quello che le pagine racchiudono. Il ragazzo è sospeso a braccia aperte sulle onde create dai capelli della Madre; si lascia andare in quella posizione quasi abbracciando le onde, rimanendo appeso in quel che vuole essere: figlio.
Una lettura questa che mi è servita per riflettere sul tempo che passa e su quante cose un anno di vita possono rappresentare. E' una lettura che non può e non deve consolare. Le esperienze degli altri insegnano molto quando sono raccontate in questo modo. Senza fronzoli, senza costrutti. E' un libro, questo, per lettori "maturi". Non intendo per età anagrafica, ma per coloro che con maturità possono affrontare questa esperienza di lettura, così diversa, inconsueta ma allo stesso tempo semplice, chiarificatrice, piena.
Per acquistare il libro cliccate sul link. Vi porterà sul sito della Minimum Fax sul quale troverete anche altre informazioni sui premi e sulle recensioni.