Il Carcere di Cesare Pavese
Ho rimandato molto tempo prima di leggere questo libro e qualcosa di Pavese! Il motivo forse è da cercare nel fatto che non mi sentivo matura abbastanza da poterlo affrontare o anche che l'essere cresciuta a Brancaleone, paese in cui Pavese è stato mandato al confino ed in cui c'è la casa dove ha vissuto quel periodo, forse mi dava l'idea di conoscerlo così che non occorresse la lettura dei suoi libri. Niente di più sbagliato.
Certo occorre maturità per leggere Pavese, non è una lettura semplice. E di certo occorre una mente abbastanza puntuale per poter capire i suoi discorsi e seguire bene il suo modo di scrivere!
Ne parlavo con una blogger molto seguita (Manuela "Readingram"), giovanissima, che da tempo per i suoi studi ha approfondito Pavese e la sua bibliografia e, confessandole la volontà di affrontare la lettura di questo autore, mi consiglia proprio questo libro perchè parla del mio paese e perchè può essere interessante come approccio.
E' stato un tuffo a casa; un ritorno tra quelle strade che certamente nel 1935 erano molto diverse da come sono adesso; il paese stesso era certamente più piccolo, era tutto molto più rustico rispetto agli anni in cui l'ho vissuto io e rispetto a come è adesso. Mentre leggevo quelle pagine però ho potuto intuire cosa vedesse Pavese per strada, il colore del mare che lui descrive nelle prime pagine, l'azzurro di quelle acque che scorgeva tra le case camminando in strada, le nuotate fino allo scoglio che faceva da boa, che conosco benissimo bracciata dopo bracciata per averle fatte io stessa più e più volte. E poi ancora l'odore di terra bruciata quando si sale per la collina, le strade per il paese vecchio, il sale che corrode la pelle e il colore del viso e dei vestiti della mia gente. Nonostante gli anni siano diversi posso tranquillamente immaginare tutto ed essere certa di non sbagliare.
Nella mia lettura la vicenda del confino dell'Ingegner Stefano, del suo arrivo al paese, gli incontri ed i dialoghi con il carabiniere e con i paesani, mi hanno fatto quasi da sfondo invece di essere protagonista. Ho letto il libro quasi come conoscessi i visi di tutti i personaggi. Il viso di Stefano era quello di Pavese che parla del tempo che trascorre tra mille pensieri e azioni fatte per combattere la solitudine che sentiva, seppur non fosse realmente solo. Il suo non disfare la valigia nell'attesa di nuovi ordini e di nuovi spostamenti, il suo cercare distrazioni e guardare con occhi affranti tutto quanto lo circondasse mi ha fatto capire quanto si potesse sentire precario, inadatto, di quanto fosse forte la sua sofferenza. Ed ho capito quanto potesse essere per lui poco consolatorio camminare in spiaggia o su per la collina.
Per lui era importante che trascorresse il tempo.
Beffarda è la vita. Cesare Pavese arriva a Brancaleone il 3 agosto del 1935, giorno della nascita di mio papà, Telesforo. Rimane un anno a Brancaleone e io cresco invece con l'idea che questo scrittore avesse vissuto una vita lì per quante cose ho ascoltato, aneddoti e racconti. La casa dove ha vissuto è diventata un museo. Come è giusto sia! Vi è una traccia importante in paese di lui e in questo libro, seppur non abbia un titolo allegro, descrive il paese ed il suo paesaggio sia estivo che invernale esattamente come è.
C'è un passaggio che è significativo, scrive Pavese "La cosa più strana era questa: era inverno e apparivano indizi della primavera. Certi ragazzi, dalla sciarpa intorno al collo, passavano scalzi. Qualche verde spuntava nei fossi lungo campi brulli; e il mandorlo tendeva sul cielo rami pallidi. Dileguate le piogge, anche il mare ridivenne tenero e chiaro. ... Il mare pareva un prato, ma i mattini e le notti erano diacci, e Stefano si scaldava ancora al catino di cenere. La campagna era fango indurito; Stefano la vedeva già colorirsi e ingiallire e ricongiungersi all'estate, e concludere il ciclo delle stagioni" . Niente di più vero e di più reale a Brancaleone. A febbraio è già così!
Ho capito quanto la lettura di un testo possa dare emozione e, in questo caso, probabilmente diversa da quella che Stefano/Cesare in quel momento sentiva e voleva trasmettere.
Inserisco qui di seguito un video bellissimo su Cesare Pavese a Brancaleone. Da guardare!