Di certo il caro Dumas era un tipo alquanto bizzarro.
Lo definiscono Figlio della Rivoluzione perché nato il 28 luglio 1802 (5 Termidoro dell'anno X dall'abolizione della monarchia e dalla proclamazione della Prima repubblica). La madre era rampolla di una famiglia di albergatori e il padre primo generale repubblicano di pelle nera. Alexandre Dumas, non so se lo sapete, era mulatto. Tanto è vero che in Francia, ci furono non poche perplessità quando è stato rappresentato sugli schermi televisivi dal biondo Gerard Depardieu nel film "L'autre Dumas" (2010).
Diciamo che all'epoca del film non sono state risparmiate accuse di razzismo alla produzione, che rappresentando Dumas attraverso i connotati di Depardieu, sembrava volesse negare l'evidenza del colore della pelle del famoso scrittore.
Anche all'epoca di Dumas non furono risparmiati episodi di razzismo. Pare infatti che un giorno a teatro ad un gruppetto di spettatori che commentava il suo "sangue nero", lo scrittore replicò dicendo: "Ma certo signori. Ho sangue nero: mio padre era un mulatto, mio nonno un negro, e il mio bisnonno una scimmia! Vedete bene che le nostre due famiglie hanno la stessa filiazione, ma in senso inverso".
E' cresciuto in un castello circondato da un fossato, luogo che deve aver contribuito non poco ad alimentare la sua fantasia. Fantasia dalla quale sono nati 257 (!) volumi fra best seller mondiali, opere teatrali e una lista innumerevole di romanzi minori, biografie, opere storiche, poesie e racconti. Da adolescente Dumas aveva ricevuto un'educazione sommaria, fatta di poche ma solide letture: la Bibbia, I racconti delle mille e una notte, Robinson Crusoe. In compenso aveva sviluppato un talento eccezionale per la calligrafia, tanto da essere ingaggiato come scrivano da un notaio per ripassare gli atti legali in bella scrittura.
Dumas scrittore era pagato a riga. Dichiarò una volta: "Buon giorno, cattivo giorno, ho scritto qualcosa come 24mila caratteri nelle ultime 24 ore". Se consideriamo che ogni riga era fatta di 50 caratteri, aveva riempito almeno 480 righe, cioè l'equivalente di tredici cartelle editoriali.
Alexandre Dumas è, ancora oggi, uno degli scrittori francesi più tradotti di ogni tempo. Non si lamentava della fama di scrittore popolare e non gli interessavano affatto le critiche; tanto forte era il suo attaccamento al denaro. La sua abilità (che lo faceva guadagnare molto) stava nell'architettare trame, infarcite da episodi clou della storia francese, ricche di colpi di scena, che gli servivano per catturare i lettori, in attesa spasmodica della puntata successiva.
Il suo legame con Napoleone III (vedi Pillole di introduzione per Il Conte) non gli portò nessun vantaggio, anzi proprio a causa della rivoluzione del Quarantotto e dell'ascesa al potere di Napoleone III venne costretto all'esilio in Belgio e mandato quasi in bancarotta.
Dopo quell'esperienza Alexandre Dumas iniziò una lunga serie di viaggi da cui sarebbero nati libri sulla Russia e sul Caucaso, e la biografia - scritta quasi in diretta - di quello che era l'eroe del momento: Giuseppe Garibaldi. Dumas, era un grande ammiratore del generale, e fu al suo seguito durante la spedizione dei Mille nel 1860. Lo raggiunse in Sicilia con un battello a vapore dove aveva stivato una delle sue tante amanti (ah.. in quanto a donne non ne risparmiava nessuna!) e un carico di armi per le Camicie Rosse. Lì assistette alla battaglia di Calatafimi, che raccontò, ovviamente, a puntate.
Dumas entrò a Napoli insieme a Garibaldi, e fu da lui nominato direttore degli scavi di Pompei. Restò in città per oltre tre anni, dirigendo il giornale L'Indipendente, il cui nome era stato suggerito dallo stesso Garibaldi, ma poi tornò in Francia. Proseguì con i suoi viaggi geografici e sentimentali facendosi accompagnare in Germania da un'attrice americana, un proficuo tour che fruttò a Dumas un nuovo libro sulla terra prussiana.
Oltre ad amare molto le donne era un formidabile mangiatore, gli piaceva molto il cibo, tanto che il moschettiere ghiottone Porthos era considerato il suo alter ego letterario. Era noto anche per le sue ricette stravaganti, che vedevano fra gli ingredienti il piede di elefante e la coda di canguro.
Alla fine della sua vita, costretto dalla salute a limitare i pasti, lo scrittore compensò dedicandosi a compilare il Gran Dizionario di Cucina.
Morì alla fine del 1870 per i postumi di un attacco ischemico che lo aveva lasciato semi-paralizzato.
Le sue spoglie sono state trasferite al Pantheon, a Parigi nel 2002.